Il Karma: come affrontarlo e scioglierlo

Il termine Karma deriva dal sanscrito Kàrman. Il suo significato letterale è “azione”, “atto”, ma anche “obbligo e “compito”.

Secondo il buddismo tibetano il principio del karma, indica che ogni tipo di esperienza altro non è che il frutto di azioni svoltesi in precedenza. Lo stato attuale di quello che stai vivendo è il risultato delle tue e delle altrui scelte ed azioni, non di un’azione in particolare, ma di un complesso sistema di decisioni e comportamenti che ti hanno condotto in un determinato luogo, in un determinato momento, in una particolare situazione.

La legge del Karma è anche conosciuta come legge di CAUSA-EFFETTO. Quindi il termine Karma indica un gesto creato e ciò che di per sé ne consegue.

Quindi secondo la visione orientale, siamo anime che di vita in vita, si incarnano in un essere vivente che accumula esperienze, sviluppa abilità e qualità, ma crea anche situazioni critiche, debiti, legami da sciogliere.

Il Karma si distingue in KARMA POSITIVO e KARMA NEGATIVO; il primo connesso a tutte quelle azioni positive che abbiamo messo in essere, il secondo è causato dalle azioni negative e rappresenta tutti i debiti karmici che ancora dobbiamo sciogliere.

Nella legge del Karma non c’è nessuno che punisce nessuno, semplicemente ogni azione genera una conseguenza, quindi un karma positivo o negativo in base all’intento che abbiamo messo nell’azione.

Quando comprendiamo la legge del karma, capiamo che noi siamo i soli responsabili della nostra vita.

Ciò prevede che esista la reincarnazione. Il ciclo di vite (samsara dal sanscrito), nel quale l’anima si incarna di corpo in corpo, durerà fino a che essa non si libererà del debito karmico, giungendo all’illuminazione e all’unione con lo spirito.

E’ possibile sciogliere il karma nella stessa esistenza senza necessariamente lasciare il corpo. Tuttavia, se l’anima fa un salto quantico in uno stato superiore di coscienza, smetterà di reincarnarsi, nello spazio-tempo che è considerato una dimensione di coscienza della dialettica gioia/dolore e vita/morte.

Nessuno può indovinare cosa c’è dentro un pacchetto finché non ne viene scartato l’involucro esterno ed una volta rimosso, si riveli il contenuto. Alcuni pacchetti sono saldamente incartati, addirittura ermeticamente sigillati e potrebbe richiedere un duro lavoro aprirli e scoprire cosa contengono. La stessa cosa vale per ognuno di noi.

Siamo stati programmati dal falso ego ad identificare l’imballaggio esterno, o contenitore, composto da corpo/mente/ego/personalità.

Abbiamo bisogno comunque di questi contenitori per consentirci di vivere nel mondo e di imparare come rompere il karma che abbiamo messo in azione.

E’ soltanto quando entriamo in un corpo fisico alla nascita, che ci viene data un’altra opportunità per distaccarci dal vecchio comportamento inadeguato e imparare nuovi modi di interagire con coloro che incontriamo lungo il nostro cammino, fino alla morte.

E’ molto interessante riscontrare che in quest’epoca in cui siamo nati, si può facilitare la liberazione dal Karma con più rapidità, questo per via dell’accelerazione di tutti gli aspetti in prossimità della nuova Era.

Noi entriamo nella vita con un contratto da rispettare e la gestione dipende da ciascuno di noi. Non si può lavorare in questa vita su qualsiasi influenza ereditata dalle vite passate, ma solo su quelle per cui questa vita è stata progettata. Inoltre, nell’attuale vita, stiamo ancora una volta creando karma che deve essere risolto ad un certo momento, quando le circostanze lo permetteranno. Soltanto quando decideremo di essere guidati dal nostro vero Sé, allora sarà possibile evitare di incrementare debiti karmici.

Le condizioni in cui siamo nati hanno fornito gli ingredienti necessari per permetterci di imparare le diverse lezioni atte ad equilibrare il karma che abbiamo accumulato, e come queste siano finalizzate all’insegnamento.

Il karma può essere paragonato ad un boomerang o un piccione viaggiatore; entrambi inviati nel mondo, ma obbligati a ritornare indietro da chi li ha fatti partire.

Ad esempio, noi possiamo anche pensare o parlare male di qualcuno, senza essere pienamente consapevoli dell’effetto dei nostri pensieri e delle parole sul povero bersaglio della critica, ma dal momento che abbiamo utilizzato la nostra energia per proiettare delle asprezze sul malaugurato individuo, tali critiche ci ritornano indietro in un momento qualsiasi, nella stessa forma in cui le abbiamo lanciate in passato. La stessa cosa vale per le nostre azioni.

Noi stessi dobbiamo essere degli investigatori che scrutano molto attentamente la propria situazione, con tutti i cosiddetti problemi e frustrazioni attuali e chiederci con sincero desiderio di comprendere che cosa possiamo fare nella nostra attuale posizione che possa correggere il comportamento passato.

Se invece ci rifiutiamo di accettare la situazione attuale, cerchiamo di resisterle o la combattiamo, non facciamo che dare potere a quel fatto, che può quindi colpirci ripetutamente.

Al contrario, se ringraziamo per la condizione, la situazione e la relazione che ci sta attualmente causando sofferenza, noi possiamo accellerarne il processo di guarigione.